Non e’ cosa facile riassumere in breve i miei tre mesi di permanenza in terra d’ Africa ricchi di fatti , nuove emozioni e sensazioni che hanno caratterizzato la mia esperienza , principalmente presso il centro Beniamino della Missione A.M.E.N. A confronto di tanti luoghi già visitati nel mondo, l’Africa e in particolare l’Angola può essere considerato un paese che non può non lasciare un’ impronta particolare nell’animo di coloro che hanno modo di visitarlo.
I fattori che principalmente lo differiscono dagli altri posti sono l’estrema povertà, l’arretratezza nel modo di vivere, la presenza di malattie letali e tanta sofferenza di un popolo che ancora porta i segni della guerra civile ormai terminata da una decina di anni. Il centro Beniamino sito nel piccolo paese di Funda , nei pressi della grande città di Luanda, va a rappresentare un’ oasi per le persone che lo abitano e dunque un beneficio sia a livello materiale per la presenza di una scuola, di un panificio,di un centro medico e di un laboratorio , che a livello spirituale per la presenza di una chiesa.
Camminare per Funda, per la prima volta significa vivere delle sensazioni particolari : la presenza di sentieri di terreno, fango e spazzatura fiancheggiati da casette di pietra rende ben evidente la mancanza di igiene del luogo. La popolazione conduce piuttosto una vita all’aperto : uomini e donne che siedono all’esterno delle loro casette o semplicemente per terra ai piedi di un albero trascorrendo il loro tempo a dialogare; donne impegnate a trasportare sul loro capo un secchio d’acqua; ma soprattutto ciò che non passa può passare inosservata è la presenza di tantissimi bambini quasi tutti a piedi nudi che giocano nel terreno, e correndo qua e là, cercano il loro divertimento in giochini fatti di rami secchi, e vecchie ruote. La parte bassa di Funda e’ bagnata dal fiume Nzenza, le cui acque se da un lato rappresentano l’ambiente in cui quotidianamente le donne si impegnano a lavare i loro panni o l’unico modo per le persone del luogo di bagnarsi, dall’altro sono le medesime che la gente del posto utilizza per dissetarsi.
Un’importanza radicale per una percezione più profonda delle difficoltà e delle problematiche della vita reale del luogo, ha costituito l’incontro personale di due bambini del paese di Funda . La prima immagine agghiacciante impressa nella mia mente che riguarda una delle mie prime passeggiate in visita di quel paese è rappresentata dalla figura emblematica di Eva: una bimba di nove anni priva di braccine e gambette giacente triste e sola nel terreno. Il solo immedesimarsi nel suo dolore ed dunque empatizzare non solo con la vita difficile e limitata che conduceva ma la sua condizione di solitudine è significato per me caricarsi di un peso enorme.
Un’altro incontro che mi ha segnato in maniera particolare, rivelandosi un grande oggetto di riflessione del paese di Funda e’ stato quello di Antonio : un bambino di dieci anni era lì nella parte alta di Funda impegnato a raccogliere del mango da portare a casa. Antonio rappresenta solo un piccolo esempio di tanti bambini costretti a lavorare con l’intento di aiutare le loro madri a badare alla famiglia. La realtà di padri aventi più di una famiglia va a complicare spesso la vita dei figli che si vedono già nella loro tenera età impegnati nel sostenimento familiare.
Il problema fondamentale che incide enormemente sullo sviluppo e il miglioramento della vita di Funda è proprio l’esistenza di una cultura fatta di usi ,costumi ed un’educazione errata che frequentemente va a costituire un limite per lo sviluppo di questo paese. Per quanto concerne il matrimonio legale può essere considerato inesistente. Le famiglie legalmente sposate sono pochissime . Questa realtà dipende dalla tradizione secondo la quale il marito deve offrire una dote molto cara per la propria moglie. Questa usanza difficile da essere rispettata dalla maggior parte della popolazione a causa di condizioni di povertà e dunque la mancanza di beni materiali spiega la presenza di tante ragazze madri. Molteplici sono le ragazze che a partire dalla loro età di dodici, tredici e quattordici anni , per niente mature e pronte alla responsabilità di una vita familiare, portano alla luce dei bambini che vengono dunque cresciuti ed educati con ben poca cura. Non esistendo quindi un benessere economico la prole diventa pertanto sinonimo di ricchezza: tanti bambini vengono messi al mondo senza che i genitori si domandino sulla possibilità anche economica per allevare i loro figli. La morte di un figlio va a tradursi di conseguenza, purtroppo, per molteplici famiglie come” un peso in meno” a cui badare.
A questo proposito desidero raccontare un aneddoto, una vicenda vissuta in prima persona. Seppure il mio ruolo quotidiano presso la missione era nella vendita del pane presso il panificio della missione, ho avuto un giorno l’occasione di affiancare la missionaria Lidia nella visita dei vari pazienti. Tra le tante persone che giunsero in quel giorno al centro medico vi erano una madre con una figlia dell’età di circa tredici anni. La grande esortazione di Lidia per quella donna fu quella di prendersi cura della figlia date le sue condizioni salutari gravi di malaria e denutrizione acuta. A grande sorpresa di tutti presenti la madre confessò al farmacista del nostro centro medico di non avere intenzione di spendere del denaro per la sua figlia. La triste storia è che dopo circa due settimane abbiamo assistitito alla dipartita della giovane ragazza. Sono storie queste che ti lasciano senza parole e danno spazio a tanti perchè sulla vita e le condizioni di questo luogo. Protagonista di questa vicenda è stata una giovane ragazza frutto di un primo matrimonio fallito. Il totale disinteresse della madre nei confronti dei figli va a colpire parecchi bambini che sono frutto di un primo” matrimonio” e vengono pertanto considerati un ‘in piu’ rispetto alla famiglia che si va a creare nel secondo “matrimonio”.
In due casi principali i bimbi di questo territorio quasi inevitabilmente vanno incontro ad una condizione di solitudine e abbandono: famiglie che vedono la dipartita della madre da una parte, assistono contemporaneamente ad un abbandono dei figli da parte del padre che decide di prendere una seconda donna; famiglie in cui la madre è alcolista la figliolanza è costretta a crescere da sola e a badare a se stessa. Quest’ultimo caso ha caratterizzato i fratellini di Manuel,il bimbo per il quale l’equipe di Crispano si è tanto adoperato per una ricostruzione facciale, i cui fratellini sono stati raccolti nell’orfanatrofio della missione Remar nella quale ho avuto la possibilità di permanere per circa due settimane facendo una bellissima esperienza con bambini molti dei quali orfani .
L’esistenza del centro Beniamino comprendente una scuola nella quale si possa avere modo di trasmettere dei valori ed una educazione oltre che sostentamento quotidiano costituito da una merenda e un pasto quotidiano assicurato ,di un centro medico completamente gratuito in cui poter dare assistenza per le più svariate malattie e di un laboratorio nel quale poter provvedere alla produzione di medicinali e di un panificio come mezzo per alimentare la popolazione del centro va ad assumere un ruolo fondamentale in questo paese.
Di grande stima è l’ incessante lavoro dei missionari Lidia e Idevaldo, il pastore Davide ed Eunice che con l’aiuto di Oscar e Luisa si dedicano costantemente con impegno ai bisogni di questo luogo.
L’assistenza spirituale è provveduta grazie all’esistenza di una chiesa caratterizzata da giovani che si inginocchiano e pregano,forse meno attaccati ai beni materiali e al divertimento ma che sono grati a Dio per tutto quanto posseggono.
Il mio appello a voi cari lettori è quello di non considerare il centro Beniamino e dunque l’Angola come una realtà lontana e distaccata ma,unendoci ai fratelli della comunità li in Angola possiamo sostenere la missione e i missionari innanzitutto con una preghiera costante con la convinzione che lo stesso Dio che e- stato in grado di fermare i venti e le tempeste possa fermare le tempeste di questo luogo . Non bisogna sottovalutare e trascurare anche la necessità di sostenere anche finanziariamente il centro . I costi per sostenere una simile opera sono sempre elevati ma Dio benedice un cuore allegro che dona .
In conclusione come la regina Ester nella Bibbia chiese al che il suo popolo fosse risparmiato dalla distruzione anche noi possiamo rivolgere la nostra costatante intercessione al trono del nostro Re dei Re affinchè intervenga, salvi e redima questo luogo.
Angela Bachmann
Volontaria Amen ONG