Riuscire a spiegare ciò che provo con le parole non è mai stato semplice per me , e lo è ancora meno quando le emozioni sono così forti e così intense, non credo di esserne capace, dal momento che, per quanto utili, le parole non potranno mai dire abbastanza sulle emozioni che una simile esperienza ha suscitato in me.
E’ già passato circa un mese dal mio rientro, un viaggio che ho sempre sognato, sin da piccola, e che in realtà, mai pensavo che avrei avuto davvero il coraggio di fare… In questo mese trascorso nel centro Amen ho avuto modo di poter “collaborare” nel Centro Medico insieme alla Missionaria Lidia, le persone di Funda e dei villaggi nei dintorni arrivano in qualunque ora del giorno e della notte in condizioni disperate. Ci si ritrova a dover fare anche i medici. Come, forse, ogni persona che ha avuto modo di fare questo viaggio , alla fine poi ti rendi conto che il Centro Amen è davvero “un’oasi nel deserto”. I missionari, le persone che Dio ha scelto per poter gestire il centro, fanno un lavoro eccezionale, curando ogni aspetto dalla manutenzione del centro all’aspetto spirituale.
Immensamente contrastanti sono state le emozioni che l’Africa è stata capace di regalarmi. In tutto ciò, l’unica certezza che mi sono portata dietro è che ciò che ho ricevuto dai bambini e dalle persone che ho incontrato è molto più grande di ciò che sono riuscita a dare.
Banale dire che sono i bambini a rendere il tutto così speciale e così unico, con la loro semplicità, il loro amore per la vita, il loro sorriso. No, non sono tornata, credo di essere rimasta li. Non sono ancora tornata e non so se voglio, se posso!
Ora sono in una sorta di limbo, in sospensione tra due mondi. C’e una casetta li a Funda, dove ho vissuto giorni e dormito notti senza tempo, dove ogni risveglio aveva un perché. Mi vedo ancora li seduta.
L’Africa mi tira per un braccio, l’altro lo ha afferrato la mia vita di sempre, scaraventandomi qui, so che presto la mia vita mi riacciufferà, strappandomi a quelle manine che mi afferravano le braccia, a quei sorrisi sinceri che mi riempivano il cuore di gioia, a quegli occhi riconoscenti del nulla che gli ho dato , all’ ansia di fare il più possibile, di rimediare a tante situazioni, di cambiare qualcosa, di riuscire, nella consapevolezza terribile della propria impotenza…
Quei giorni trascorsi troppo velocemente mi hanno insegnato cose che non ho appreso in una vita intera. Il viaggio intrapreso circa un mese fa era, a mia insaputa, di sola andata. Ma, nonostante tutto, il desiderio di tornare in Africa è fortissimo. Lo chiamano “mal d’Africa”. Se dovessi definirlo direi che consiste nel fatto che il tuo viaggio non finisce mai, anzi sembra iniziare al rientro, quando realizzi che, nonostante la tua vita e quella delle persone che hai incontrato procederà come sempre, tu non puoi rassegnarti all’idea che la tua esperienza si chiuda lì. Per il resto, l’Africa non si può raccontare. Si può solo scegliere di viverla.
Francesca Chiarolanza
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